Il possesso di una Porsche, da solo, non basta per giustificare un accertamento sulla maggiore capacità contributiva. Lo conferma la Corte di Cassazione con l’ordinanza del 7 settembre 2018 n. 21885, con la quale la Sesta Sezione Civile di piazza Cavour ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate.

In breve, nella causa finita davanti ai giudici della Suprema Corte, al contribuente veniva contestata la capacità reddituale per il tenore di vita condotto, connesso all’abitazione principale secondaria ed al possesso di un’autovettura Porsche, oltre all’utilizzo di una collaboratrice domestica. Il Fisco metteva sotto la lente sia gli elementi patrimoniali che le spese di gestione connesse.

La Cassazione, condannando l’Agenzia al pagamento delle spese di giudizio nei confronti del contribuente, ha ricordato che i giudici di merito avevano già accertato che i maggiori redditi documentati erano già stati assoggettati a ritenuta alla fonte, e di essi il contribuente aveva avuto la disponibilità proprio nell’anno in contestazione. L’uomo, dunque, non doveva dimostrare di aver sostenuto il tenore di vita contestato proprio con tali redditi, in quanto la loro durata e il loro possesso erano tali da ritenere che fossero circostanza sintomatica del fatto che ciò potesse essere accaduto. Insomma: con tali risultanze cadeva l’accertamento sintetico dell’Ufficio.

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