Nella black list fiscale dell’Unione europea entra anche la Svizzera. Insieme con altri nove paesi, il cui elenco sarà ufficializzato all’Ecofin del 5 dicembre prossimo. Il colpo definitivo, per la Confederazione elvetica, è stato la bocciatura referendaria del 12 febbraio 2017 della riforma fiscale, che puntava ad eliminare alcuni privilegi tributali per le holding. I contatti, fra diplomatici svizzeri e la Commissione Ue continuano ma l’ago della bilancia, al momento, pende a sfavore della Confederazione. Consapevoli del peso negativo che la bocciatura referendaria ha avuto, il governo svizzero, non ha perso tempo e sta attivamente lavorando ad una nuova riforma fiscale. Riforma, che però entrerà in vigore (salvo intoppi) al più presto nel 2020. Nell’Ecofin del 5 dicembre, con l’annuncio dei 10 paesi non collaborativi, si andrà dunque a concludere un iter iniziato a gennaio 2017, quando la Commissione Ue ha mandato 92 lettere a tutte quelle giurisdizioni che erano ritenute essere a rischio inserimento «black list fiscale», in quanto considerate non collaborative rispetto agli standard fiscali UE.

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